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Teatro Schabernack
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Teatro Schabernack:
storia del viaggio [1994]
In Germania lavoravamo con una compagnia teatrale, stavamo allestendo uno spettacolo per ragazzi che aveva per tema una festa medioevale. In questo lavoro ogni attore approfondiva lo studio su saltimbanchi, acrobati, maghi, fachiri e poi creava una storia su ognuno di questi personaggi. Il risultato fu un bello spettacolo che girava con successo per la Germania con un nostro camioncino multicolore.
Durante gli spostamenti cresceva in noi l'innamoramento per quella vita che interpretavamo in scena e prese corpo l'idea di viverla sul serio: una vita da attori girovaghi, da pagliacci erranti, trasformando la finzione in vera avventura.
L'incontro decisivo avvenne un mattino, quando dal diradarsi di una leggera foschia apparve in mezzo ad un campo un vecchio carrozzone in stato di totale abbandono. A questo punto tutto avvenne con rapidità. La trattativa e l'acquisto del carrozzone, il restauro per ottenere una perfetta casa su ruote, un trattore per il traino e, infine - per rendere definitiva e irreversibile la nostra scelta - l'abbandono della nostra casa di solidi mattoni, la vendita di tutto quello che non entrava nel carrozzone, l'abbandono del lavoro nella compagnia teatrale.
Una mattina della primavera del 1981, quando il trattore fu messo in moto, il Teatro Schabernack (Teatro del Dispetto) cominciava la propria avventura, che, fin da quel momento, ci apriva ad una sconosciuta dimensione del viaggiare. Correndo alla velocità di venti chilometri all'ora potevamo vedere le persone che incontravamo per strada e cogliere i cambiamenti che talvolta apparivano sui loro volti. Nelle città leggevamo spesso curiosità, stupore e forse gioia, mentre nelle campagne, nelle facce dei ricchi contadini di Germania, diffidenza, se non anche disprezzo.
Abbiamo imparato a conoscere i luoghi anche per gli odori. Che gioia annusare la diversità, osservare profondamente, sentire i diversi rumori prodotti dalla natura e dall'uomo: è così che ci riusciva di distinguere le differenze, talvolta sottilissime, tra i vari luoghi, a volte distanti soltanto cinquanta chilometri l'uno dall'altro.
Tra viaggiatori va a finire che incontriamo sempre altri viaggiatori. Ecco allora gli zingari, gli uomini dei Luna-Park, i venditori e gli artigiani ambulanti, il circo. Gentilezza, rispetto, cordialità, ospitalità, generosità erano i sentimenti prevalenti in queste occasioni di vita comune o di fugace incontro. Più di una volta un nostro numero è stato inserito nel programma di un piccolo circo. Difficile era invece lavorare nelle piazze, sempre dominate dai parcheggi, templi delle venerabili automobili. Il nostro trattore, così lento ed ingombrante, era in contrasto con la frenesia degli automobilisti e per noi era un po' come sentirsi di peso e di ingombro.
Tre mesi di viaggio ci hanno permesso di raggiungere la Toscana, dopo tante avventure di piccola e media taglia. Ci siamo fermati per un po', per prepararci ad una nuova ed importante avventura: la nascita di nostra figlia, che apre così un nuovo capitolo della nostra storia.
Nell'inverno abbiamo preparato il nostro primo spettacolo in italiano e poi via, ancora col trattore e la casa su ruote, fino al paese più vicino.
Quanta insicurezza per il nostro debutto, e forse non eravamo neppure bravi, tuttavia convinti del buon esito del nostro lavoro. Alla fine la gente non fu poi così cattiva come ci era sembrato, e ci furono applausi e qualche mille lire nel cappello, per il gasolio e la colazione del giorno dopo. Paesi, piazze, volti, applausi, mille lire, passarono sotto i nostri occhi per una intera stagione - un lavoro che ci rendeva sempre più sicuri e smaliziati (ad esempio avevamo cominciato di fare una parata un paio d'ore prima dello spettacolo e questo funzionava). Talvolta la gente rimaneva, qualcuno andava a prendere da mangiare e da bere, qualcuno prendeva la fisarmonica e la festa continuava. A volta però succedeva che nonostante una faticosa parata il pubblico fosse scarsissimo, allora tutta la nostra energia e il nostro ottimismo dovevano imporsi.
L'anno dopo siamo ripartiti. La parata richiamava gente - alla tromba, al tamburo, agli annunci del banditore si erano aggiunti, come fossero assaggi dello spettacolo, alcuni sketch. Al pubblico offrivamo anche delle comode panche dove sedersi e, magari, restavamo due o tre giorni in un posto prima di ripartire col nostro trattore.
Il caso ha voluto che per un certo periodo abbiamo percorso lo stesso itinerario che due anni prima aveva fatto il Cirque Bidon. Abbiamo potuto allora notare come il loro modo di vivere e di raccontarsi avesse lasciato nella gente i cuori aperti. La nostra carovana era accolta con grande cordialità e all'inizio qualcuno ci scambiava per loro. Carabinieri e forze dell'ordine sono quasi sempre stati gentili con noi, indicandoci di volta in volta le strade o dove potevamo sostare con il nostro carro; una sola esperienza negativa ricordo, con fucili puntati e controllo dei documenti fin troppo zelante.
Il nostro trattore adesso è al parcheggio. Ci chiamavano per fare spettacoli in paesi troppi distanti per la nostra lenta locomotiva. Eravamo ad un bivio: continuare con la casa viaggiante e quel trattore che faceva vibrare mani e cervello oppure puntare sul lavoro teatrale. Abbiamo optato per il teatro, ci siamo creati una situazione stabile per le prove, non dobbiamo pensare ogni giorno dove poter stare con il carrozzone.
Nostra figlia finisce quest'anno la scuola dell'obbligo. Per prova abbiamo messo in moto il trattore. E' partito subito .....
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