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Tabulè in concerto (ANNULLATO)

Quello che scrivono di loro.....
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Enzo Siciliano - "Il Venerdi di Repubblica" (23/09/05)

"Certi discorsi a pera una carica istituzionale dovrebbe evitarseli, se bastano cinque ragazzi pugliesi (Claudio Prima, Fabrizio Piepoli, Giuseppe De Trizio, Vito De Lorenzi e Stefania Ladisa) a mandarli a zero, mostrando quale purezza d'anima e suono il meticciato umano della Puglia meridionale abbia prodotto nel corso del tempo. Echi che arrivano fino dalla Macedonia, dai Rom, dalla Grecia hanno fatto ricca la magnifica pizzica salentina. Album La Frontiera."

Idbox.it

E' un momento d'oro per la musica che viene dalla Puglia: la pizzica, scatenata danza popolare, sta affiancando il tango in popolarità presso le scuole di danza, e il successo strepitoso della manifestazione "La Notte Della Taranta" dell'estate scorsa a Melpignano è ancora vivo. In questo quadro un gruppo come i Tabulè addirittura non si accontenta ma rilancia: il trio infatti cerca la contaminazione di stili, e quindi, a fianco di classiche pizzichi, troviamo brani che riportano a luoghi e musiche diversi: il Sudamerica di "Rumba Degli Storti", i Balcani di "Balconi Smozzicati" e "Snoshti..", il tango argentino di "Luci a Sighisoara", la Spagna di "Ventana", il brano più cinematografico della raccolta. In questo vortice di influenze trovano posto anche canzoni più classiche, come "Ferma Zitella", testo popolare salentino musicato con gusto, e "Un Vestito Nuovo", bellissima canzone acustica che anni fa sarebbe stata perfetta per Pino Daniele o per Teresa De Sio. Il nome del gruppo viene dall'insalata di cous cous: se vi piacciono i gusti particolari questo disco è per voi, se siete fans della nouvelle cousine, state alla larga...
Giovanni Distaso

SodaPop.it

Facciamo uno strappo alla regola e diamo spazio ad una realtà che ha più a che fare con la world music che con il rock, ma che si presenta con tale forza e bellezza da indurmi a parlarvene. "Tabulè è l'incontro tra suoni, immagini e sapori" appartenenti alle diverse culture del Mediterraneo: un'esperienza musicale che - sotto il nome dell'insalata di cous cous - unisce con maestria le tradizioni della Puglia con le più inimmaginabili suggestioni, passando dalla rumba al tango, da canti macedoni alla "pizzicarella" salentina (tutte cose che, francamente, non mi sarei mai aspettato di ascoltare con simile tranquillità e trasporto!). La title-track da sola basta a spiegare, senza parole, molte cose: uno strumentale a base di chitarra, organetto e mandolino che sa toccare il cuore. Ma il meglio giunge subito dopo, con l'entusiasmante Ferma Zitella, testo tradizionale salentino musicato, che mai avrei immaginato così trascinante. Notevole anche To To To, cupa e straziante, le cui note potrebbero rievocare De Andrè. Lo strumentale Balconi Smozzicati possiede un'anima calda ed un ritmo coinvolgente, che sanno dare forti emozioni. Un solo brano è cantato in italiano e si avvicina alla classica forma canzone: è Un Vestito Nuovo, pezzo di "perduto amore" ("cambiano casa/le parole andate") che fa sfigurare in tre minuti l'intero repertorio di tanti ben noti ed acclamati 'grandi artisti' nostrani. Ed in barba a razzismi e, più in generale, a difficoltà di accettazione di culture a noi estranee, trova il suo spazio addirittura un canto tradizionale Rom. A chi, come il sottoscritto, per ovvie ragioni non senta naturalmente queste culture come proprie, alcune cose potrebbero andar giù con difficoltà (la Rumba Degli Storti o la tradizionale Pizzicarella); ma scoprirebbe presto, come ho fatto io con stupore, quanto questa formazione sia riuscita a rendere il tutto recepibile e apprezzabile anche ai 'foresti' (ad esempio trattenendo i pezzi entro i due-tre minuti, in maniera che ogni ascolto risulti come un assaggio); e anzi, se penso a gruppi del Sud come gli Almamegretta, che hanno avuto bisogno dei martellanti ritmi disco per avvicinare a sè più persone, beh senz'altro preferisco la strada più onesta, seppur meno 'moderna', scelta dai Tabulè.
Lorenzo Santinelli

Freak Out

Milano, domenica, e piove da sabato, ma sembrano passati quaranta giorni e quaranta notti.
Due baresi prigionieri di un appartamento.
Il cd dei Tabulè già dai colori del booklet porta la mente ai riflessi della pietra bianca delle strade di Polignano a Mare, di Martina Franca, di Locorotondo. Anche se non è vero, da quelle parti sicuramente fa caldo e c'è il sole: lo ispirano i pezzi strumentali, con gli arrangiamenti degni di Ry Cooder e la melodia retta quasi esclusivamente dall'organetto come con il migliore Renee Aubry, le armonie vocali di ispirazione rom e macedone, il tango mediato da un mare più piccolo come il mediterraneo di Luci a Sighisoara e Ventana.
Meno male che quel senso di saudade è interrotto da Pizzicarella e da Pizzica di maggio, il tamburello allontanano i cattivi pensieri: si balla.
Fuori piove ancora, non c'è niente da fare: a parte rimettere il disco daccapo.
Massimiliano Zambetta

Jam Gennaio 2004


Cartaigienicaweb
Rocchetto 25 Febbraio 2004

I Tabulè riescono a mescolare con sapienza la tradizione musicale della cultura popolare salentina ad atmosfere provenienti da culture diverse, offrendoci composizioni originali e reinterpretazioni di brani tradizionali. Ascoltando questo "Marie Merci" non si può fare a meno di sentirsi coinvolti in un vortice di sensazioni molto piacevoli, atmosfere spesso trasognate dove brani strumentali si alternano ad altri in cui spicca un cantato sempre ottimo. Si passa dalla blueseggiante "Ferma zitella", cantata in dialetto salentino, alla ballata paesana "To to to", dove le parti corali rafforzano la cristallina voce di Fabrizio Piepoli, che si muove agevolmente su un organetto suonato con estrema dovizia.
Una menzione particolare per la traccia 6, interamente cantata in macedone e eseguita in modo straordinario grazie ad armonizzazioni vocali prefettamente performate. Tra filastrocche arabeggianti e tarentelle mirabolanti spicca anche la stupenda "Ventana" che riesce ad evocare atmosfere franco-spagnoleggianti, senza dimenticare la drammatica "Un vestito nuovo", unico pezzo in italiano, che ci offre l'ottima interpretazione di un cantante davvero in splendida forma. Insomma se si è in cerca di un album un po' fuori dagli schemi e non si ha paura di cimentarsi con una musica volutamente legata alle tradizioni, il consiglio è quello di procurarsi il disco dei Tabulè ricordandosi di ascoltarlo non solo con le orecchie

Alternatizine.com
Maurizio Cacia - Aprile 2004

I salentini Tabulè si presentano al pubblico con un lavoro di suoni immagini e sapori del sud del nostro Belpaese.
Nel loro viaggio folk-italico ricordano i Parto delle Nuvole Pesanti e a tratti De Andre'.
La musica etnica che solitamente risulta pesante agli ascoltatori, ora in Marie Merci è un pensiero divertente e interessante che vola tra le valli pugliesi passando per il lungomare di Reggio Calabria e quindi affacciandosi all'isola sicula.
Questi Tabulè ci parlano una lingua antica con semplicità e gusto, una mistura di colori e spezie una tradizione fatta di frugalità e ingegno.
Il disco inizia con "Marie merci" pezzo originale e orecchiabile che sa di nostalgia, come se volesse ricordarci che questa musica non va dimenticata.
"Ferma zitella" è il secondo pezzo,con un testo tradizionale salentino riletto con musica di composizione. Il tema del lavoro varia quando si arriva a "Snoshti Minav Niz Kozhuv Planina" ballata macedone. Il brano "Un vestito nuovo" fa perdere quel sapore d cultura e profumi etnici. "Pizzica di maggio" apre un'immagine di allegria, come nei paesi il giorno in cui si festeggia il Santo patrono. I 13 pezzi di Marie merci sono qualitativamente molto interessanti e con anima ci raccontano questi quadri mediterranei.

Folk Bullettin

Claudio Prima leader dei Manigold, è uno dei migliori fra gli emergenti organettisti italiani; Fabrizio Piepoli e Giuseppe De Trizio sono da sempre tra le colonne portanti dei Radicanto: questo trio, che porta nel nome il senso di una fresca insalata di cous cuos dai mille sapori, ci consegna un disco d'esordio di ottimo livello, vario e gustoso come si conviene a un piatto di origine mediterranea che negli ultimi anni ha trovato estimatori anche nella parte più settentrionale d'europa. Disco di mediazioni dove i tre musicisti, liberi da ogni vincolo che non sia quello del gusto individuale e del piacere di fare musica d'insieme, si lanciano su percorsi inediti con strizzate d'occhio ai mille modi di essere legati alle tradizioni, componendo, improvvisando, lasciando intendere.. senza effetti speciali, senza suoni di particolare ricercatezza, senza trappole sonore di alcun tipo "Marie Merci" riesce a essere un esempio di musica "progressiva" nella sostanza, proponendoci inedite versioni di tradizionali salentini, composizioni originali, echi di ispirazione orientali, nuove canzoni d'autore dove anche un po' di pop riesce a essere funzionale e opportuno, con garbo. Già disco del mese di febbraio 2004 per la trasmissione "La sacca del diavolo" di Popolare Network, "Marie Merci" è un piccolo esperimento riuscito, al quale ci auguriamo venga dato un seguito: sarebbe un peccato che un discorso cominciato così bene dovesse perdersi nel limbo delle utopie possibili..

Enrico Lucchesi

DNAMusic.it

".. un uomo cammina lentamente in una strada sterrata, mastica uno stecchino mentre si volta a guardare una casa bianca che staglia tra il giallo dei campi e il turchese del cielo. Una donna vestita di nero sistema pomodori rossi a seccare sulla iuta mentre l'aria, quella, gira intorno, ad invadere le narici, a passare sopra le pietre e sotto le lenzuola stese per fermarsi solo più giù, solo dove inizia il mare. "

Provate ad ascoltare la prima traccia e provate a non tornare indietro, a non riascoltarla chiudendo gli occhi, a non sentir crescere la voglia dell'estate. Ma non di un'estate qualunque, no, piuttosto di una di quelle estati passate tra gli spuntoni di grano tagliato a staccare code alle lucertole o a correre davanti ad un acquazzone sperando di veder sorgere una casa in mezzo al campo. Un'estate in campagna, in un paesello a sud dove le nonne portano fazzolettoni sopra la testa, gli uomini bestemmiano forte e la domenica mattina ci si veste bene per andare a messa mentre intorno, quello che resta, sembra fermo.

Marie Merci, primo album dei Tabulè è il viaggio di Ulisse che attraversa tutta la magia della terra. Partendo dalla poesia di "Marie Merci" che da nome all'album passando per il crescendo di "Ferma Zitella", al gioco di "Pizzicarella" e "Taramtella" o alla Macedonia di "Snoshti Minav Niz Kozhuv Planina". Dal taglio jazzato di "Luci a Sighisoara" e l'anima di "Ventana" che piano prende per un tango assuefatto a tempi più lenti, fino all'africa di "Rom" tutto ha il profumo della terra mentre l'italiano è mescolato al dialetto, l'organetto al mandolino e i tempi tra di loro per raggiungere i ricordi, le scoperte o semplicemente il gioco di corde e tasti, il respiro della musica imparata osservando qualche vecchio suonare senza saper leggere.

Insomma Marie Merci non è solo la Puglia, è tutto il mediterraneo che va dal Libano a Gibilterra, da Marsiglia a Tunisi passando per l'odore della pelle, il pizzicare in gola delle olive appena spremute o qualunque altra sensazione forte possa venire in mente a chi vive con il sole sempre sulle spalle.

Un gran bell'esempio di quello che rimane nascosto nella tradizione e che riletto, riveduto e riarrangiato può dar vita ad un nuovo senso poetico senza che il sapore, sincero del passato, debba necessariamente andare perduto.

Roberto Bragalone



World Music Magazine

È possibile dipingere le diverse sfaccettature del Mediterraneo con pochi strumenti? Certo, e con dosi di poesia e classe in grado di squassare il cuore; soprattutto se i tre protagonisti di questo viaggio sono Giuseppe De Trizio e Fabrizio Piepoli (Radicanto) con Claudio Prima, voce e organetto dei Manigold. Se le melodie camminano attraverso i sentimenti con passo felpato e fare da sirena, gli arrangiamenti sono quel quid necessario a dare spessore nel tempo all'immediatezza. Lontani da belletti virtuosistici, Tabulè citano Grecìa, Sicilia, Puglia e Nordafrica con tecnica efficace, privilegiando i contrappunti emotivi tra organetto e corde. Una piccola gemma, speriamo anche un roseo futuro.
Daniele Bergesio

Cupacupa.it

"Tabulè è l'incontro tra suoni, immagini e sapori: traversate di corpo ed anima, una proposta poetica ed acustica che si muove nel tempo e nello spazio visitando brani d'autore e di tradizioni comunicanti, in cui la forma canzone è il viatico necessario per racconti possibili".
Così esordiscono i Tabulè nel booklet del loro primo cd "Marie Merci", pubblicato dalla C.N.I.; continuando la lettura, ci vengono fornite altre chiavi per interpretare la poetica di questo trio di musicisti pugliesi: si parla, ad esempio, di "tradizione fatta di frugalità ed ingegno", ma soprattutto del "tentativo di giungere ad una musica in cui assonanze e contrasti si cercano e le soluzioni diventano tensioni".


Ed infatti, dei molti pregi che questo lavoro discografico vanta, il più rilevante è forse la presenza, anche nelle pagine musicali più pacate e riflessive, di una costante tensione sotterranea, una energia abilmente domata e dosata, ma pur sempre palpitante nel profondo della sostanza musicale."
Ciò consente a quella che con un piccolo azzardo potremmo definire "musica etnica da camera" di dribblare le secche dello sterile compiacimento per il bel suono fine a se stesso, per i preziosismi di arrangiamento, per i virtuosismi esecutivi.


I tre musicisti -ognuno dei quali si divide tra vari strumenti: Claudio Prima all'organetto diatonico, voce e chitarra battente, Fabrizio Piepoli alla voce, chitarre, basso, bouzouki e tamburi a cornice, Giuseppe De Trizio al mandolino e alla chitarra classica- non perdono evidentemente mai di vista quella "frugalità ed ingegno" proprie della tradizione, della sua essenza più autentica.
Perdipiù, le tradizioni musicali a cui i Tabulè fanno riferimento sono molte: il viaggio sonoro comincia dalle diverse musiche "etniche" dell'area mediterranea: dalla pizzica (ad esempio in "Pizzica di maggio"), sino alle musiche balcaniche (la macedone "Shnoshti Minav Niz Kozhuv Planina") e degli zingari Rom ("Rom", appunto); si giunge però sino a terre musicali ben più lontane: il tango di "Luci a Sighisoara" e "Ventana", la "Rumba degli storti", ma anche il blues nel bouzouki "cooderiano" di "Ferma zitella", o l'aroma di reggae dell'andamento di "Pizzicarella".


Altro punto di forza di questo "Marie merci" è l'avvicendarsi di due voci dai caratteri ben distinti: quella di Prima, dalle tonalità brune e pastose, perfettamente a suo agio nel pigro andamento blues di "Ferma zitella", e quella di Piepoli, astratta ed incantata, assoluta protagonista in "Un vestito nuovo", della quale segnaliamo anche il bel testo di De Trizio.
Le voci sono incastonate in una cangiante tessitura timbrica, all'interno della quale ogni strumento ha la sua funzione ben precisa: spesso in primo piano è l'organetto di Prima, il cui fraseggio vive della tensione verso il superamento dei limiti dello strumento, del continuo rischio dell'equilibrista sul filo; lo stesso può dirsi delle corde di De Trizio, che sanno farsi dolci e docili senza mai perdere intensità ed incisività.
Ad ampliare il già ricco dispiego di risorse strumentali intervengono infine due ospiti: Stefania Ladisa, il cui violino intenso dialoga con la chitarra in "Ventana", e Vito De Lorenzi, presente al tamburello in "Pizzica di maggio", ed al quale -con una indovinatissima scelta di scaletta- è affidato l'epilogo, una spiritata e pregevole "Tarantella" per solo vibrafono.
Adolfo La Volpe

Sonicbands.it

Riemerge la tradizione folk italica nel disco dei Tabulè. Un disco che suona antico, ma anche affascinante e vario, una riscoperta delle tradizioni e delle musiche popolari per cui il nostro paese è sempre stato famoso. Suoni che fanno ballare, ben radicati negli schemi e nella tradizione, con i suoni tipici dell'Italia, ma anche con una punta di personalità (che non guasta mai) e con tanta sincerità compositiva. Il sound Tabulè certamente viene dall'anima di questi musicisti/poeti, che prelidigendo chitarre acustiche (splendida la prima traccia "Marie Merci") come sostegno a strumenti popolari come l'organetto, il taburello e il mandolino.Una "mistura di colori e spezie che evocano il sapore di una tradizione fatta di frugalità e ingegno" così si definiscono gli autori del disco, e credo che la frase sia più che calzante. Il mescolare colori e suoni è davvero affascinante, anche se il disco a tratti è un po' ripetitivo, rimane evocativo, bello e con una vena malinconica; se le liriche italiche la fanno da padrone facendoci riscoprire le nostre radici, ecco a confronto arrivare "Snoshti Minav Niz Kozhuv Planina", intensa ballata macedone che sembra voler far riflettere, e che comunque ha il pregio di variare il tema. Altro brano da citare è "Un Vestito Nuovo", davvero emozionante, forse il brano migliore. Tra tango e tarantelle, il disco dei Tabulè riesce nel tentativo di evocare la storia del nostro paese, una storia lunghissima piena di suoni, immagini e sapori.
Fabio Igor Tosi

Recensione Alias - Il manifesto 13 Marzo 2004

Ancora segnali confortanti dal Sud d'Italia delle nota tra tradizione e rielaborazione. I Tabulè arrivano dalla Puglia, e siglano una delle più interessanti opere d'esordio degli ultimi tempi. Non ci sono calchi pedissequi, ma un libero vagare fra apporti diversi che trova ragion d'essere nella mobilità e nella saggia leggerezza del tutto: c'è la pizzica indiavolata, sapori di tango, una Rumba degli storti che fluisce in una nenia della Grecìa Salentina, gemme acustiche varie di composizione senza pudori e senza passaporto, metri dispari macedoni, pastelli alla Ry Cooder e voci potenti. Conduce le danze Claudio Prima, magnifico organettista e suonatore di chitarra battente, il resto è un impianto ben strutturato di corde e percussioni che funzionerebbe egregiamente acnhe da colonna sonora: come succede in Ventana.
Guido Festinese

MovimentiProg.it - Marzo 2004
Le vie del folk sono infinite?
Probabilmente no, visto che la musica popolare ha bisogno di volta in volta di scossoni e nuove contaminazioni. Come negli anni '70 per nomi nostrani come Canzoniere Del Lazio e Carnascialia, anche i Tabulè realizzano un album di fusione tra i diversi linguaggi che la musica popolare assume in diverse zone e paesi.
Si tratta di un trio pugliese. Claudio Prima (organetto, chitarra battente, percussioni), Giuseppe De Trizio (mandolino e chitarra), Fabrizio Piepoli (bouzuki, chitarre, percussioni). Hanno una discreta esperienza che si fonde con quella di Radicanto, associazione culturale-progetto musicale (tre album all'attivo) e arrivano nel novembre del 2003 alla pubblicazione del loro nuovo disco. Con loro sono presenti la violinista Stefania Ladisa e il percussionista/vibrafonista Vito De Lorenzi.
"Marie mercì" è un album molto intenso. Il mare, la memoria, la tradizione, gli odori della Puglia, la frugalità e la semplicità della gente contadina e di mare: tutto entra nei suoni del gruppo, li anima e li pervade. Nelle malinconiche composizioni strumentali (la title-track, ad esempio, eccellente, l'animata "Rumba degli storti") e nei brani cantati, i tre esprimono un'effervescenza che rimanda agli Indaco, ai sanniti Sancto janne e Canzoniere Della Ritta e Della Manca.
Chitarre battenti, soliste con classe, fisarmonica e violino, percussioni viscerali, tutto intriso di una sensibilità jazz che fa bene alla musica popolare. Non possiamo non sentire echi arabi, spagnoli, occitani: è il mare, che collega terre che sono lontane solo fisicamente. Ma anche il vicino oriente è protagonista: la Grecia in "To to to", la Macedonia nella tradizionale "Snoshti minav niz kozhuv planina" (un eccitante brano vocale) o il Medioriente di "Balconi smozzicati". Il tango sudamericano incalza in "Luci a Sighisoara" e la suggestiva "Ventana".
Appare anche un brano delicato e lieve: "Un vestito nuovo", seguita dall'aria vocale "Rom". La tradizione salentina è infine omaggiata: prima con una focosa "Pizzicarella", poi nell'affascinante e frenetico finale con "Pizzica di maggio" (che curiosi quegli echi..) e un'eccentrica "Taramtella" con vibrafono.
Ottime la veste grafica e la copertina, coinvolgente la proposta musicale, "Marie mercì" è un album che ci ha convinti profondamente.
Donato Zoppo



Intervista Barisera 15 Novembre 2003
Una sola anima, mille volti. Passaggi di tempo, quelli cari ad un grande come Fossati, ma anche passaggi di vento, sonoro, passaggi tra lingue e culture, senza limiti e confini, senza divisioni nette o steccati, senza immagini ben definite. Attraversamenti di territori, immagini e storie, frammenti di vita. Sulblimazione dello scontato mondo di dentro, uno sfuocato sentimentale in cui ci si abbandona, in cui ci si lascia accarezzare attraverso la suadente voce di Fabrizio Piepoli, cullare dal mandolino di Giuseppe De Trizio e dall'organetto di Claudio Prima.
Sono i "Tabulè" che hanno racchiuso la loro espressività, creatività musicale, le loro strade musicali in 'Marie Merci" (C.N.I.), un viaggio salato, in cui si respira la dimensione del mare, in cui vengono fuori i movimenti ritmici che rievocano sonorità calde e ritmi delicati, in cui si uniscono anche in questo caso suggestioni che travalicano il tempo, che mettono insieme, come un collante, passato e presente, che rendono il passato attuale.
Nel viaggio compiuto con i Tabulè si avvistano come terra dove andare, come orizzonte inesplorato il cuore del salento, la tradizione rom, gli echi dell'est che si trasformano in una ballata macedone, la sensualità del tango, il pensiero triste che si balla, per arrivare ad un brano che rimanda in questo caso alla grande musica d'autore.
Ogni bano, ogni nota è differerente, come se si trattasse davvero di facce diverse, di modi diversi di dar voce alla musica, di metterla fuori, di farla danzare. Romanticismo e poesia, pizzica e tarantelle, voci che si sovrappongono, in questo percorso dei Tabulè, che ci descrive Giuseppe De Trizio.

Marie Merci si caratterizza prima di tutto la grande diversità tra i pezzi. come è nato questo lavoro discografico?
L'ensemble Tabulè nasce dall'incontro tra due musicisti baresi Giuseppe De Trizio e Fabrizio Piepoli dei Radicanto, con l'organettista leccese Claudio Prima, anima dei Manigold. L'unione e la 'comunione' degli stessi intenti musicali, poetici e visionari, legata alla forte propensione compositiva votata ad una espressione diretta del proprio sentire, frumento di tutte le
suggestioni culturali che ci hanno formato, ci ha condotto alla formazione di Tabulè, mondo sonoro e letterario dove la musica attraversa ed esplora con disinvoltura storie ed etnie eterogenee, siofando il jazz, ripensando la musica d'autore.

Si ritrovano in questi brani le magiche suggestioni del mare che voi amate moltissimo...
Il mare è la sottile linea dell'orizzonte presente nella nostra musica, un mare fatto di memorie sovrapposte di lingue comunicanti per essere viaggiatori senza necessariamente viaggiare... il mare memoria salina, ruga del mondo...

Evidenti ed efficaci in questo vostro lavoro discografico le contaminazioni con altre tradizioni culturali
Ci piace ipotizzare un itinerario tra sorgenti musicali differenti, passare repentinamente dalla milonga argentina alla memoria del fado attraverso la vocalità polifonica macedone e rom, sino alle venature del blues. Un magma di riferimenti in cui, con forza, tutto è al servizio della espressione artistica originale. Una varietà sonora che ritroviamo però anche nella estrema differenziazzione di linguaggi e ritmi, che danno vita a qualcosa di particolare, coinvolgente e delicato allo stesso tempo. "Domani è un mare profondo" diceva Jaime Gil De Biedma ed è da questa chiaroveggenza di fondo che parte il lavoro di tessitura sonora e immaginifica, ripensando il tessuto "vivo" delle tradizioni epifania di un mondo guardato dalla parte dei piedi con le sue modalità cangianti, le sue realtà e contraddizioni, nell'intento di condurle attraverso quella liquida e mutevole rete di interconnessioni che è la percezione del tempo nella nostra società. Tabulè è il nome di una insalata di cous cous: sapori agri per una musica dolce.
Anche in questo cd ci sono degli artisti che hanno collaborato, con cui ci sono rapporti di amicizia e un feeling che va ben oltre il mero impegno lavorativo in questo cd hanno collaborato in due "tracce" due amici, Vito De Lorenzi (autore del brano TaRAMtella) alle percussioni e Stefania Ladisa al violino, si, in realtà difficilmente riusciamo a lavorare con musicisti e artisti con cui non abbiamo anche un legame forte, con cui non ci sia, come hai detto, un feeling, un'intesa reciproca. E credo che questo poi si senta, venga percepito da chi ascolta le canzoni, da chi si lascia trascinare dal nostro modo di fare musica.

Cosa c'è nel futuro immediato dei Tabulè? Programmi e progetti futuri.
Il Marie Merci Tour che attraverserà l'Italia con qualche puntata all'estero, probabilmente. Il cd, inoltre, in questi giorni è stato programmato dalla nota trasmissione radiofonica "Caterpillar" di Radio Due e alcune tracce del lavoro sono pensate per un possibile approdo nel panorama delle colonne sonore cinematografiche.

Corriere del giorno 10 Dicembre 2003



La gazzetta del Mezzogiorno Dicembre 2004 - Nicola Morisco



Musicboom.it 1 Marzo 2004
Gli occhi grandi di Carlo "Cruel" Crudele
La chiave di lettura migliore per riassumere la musica dei Tabulè è lo sguardo malizioso e invogliante della donna appena tratteggiata nel booklet
del cd: uno sguardo che sa di candore e di afrore, di notti nell'erba e passioni ragazzine. E' lei la "zitella" cui parlano i Tabulè, suo lo sguardo che potreste
incrociare nelle notti tarantolate della Puglia contadina che si racchiude davanti al fuoco, oggi come cent'anni fa. E mentre il gioco d'occhi si fa intenso, mentre tra una risata e una volata di fumo la vedi scomparire e riapparire alla luce della fiamma, suona la musica del trio salentino: una musica antica, che unisce le sonorità
tipicamente etniche della Real World alle tradizioni millenarie del sud Italia, che nella loro musica riluce finalmente di un'attrazione quasi carnale.

Una Nauplia spostata verso l'Africa: richiami al jazz, al tango, a Piazzolla, ai conterranei Parto delle Nuvole Pesanti, a Ry Cooder, persino al De Andre' più verace in To to To. L'organetto di Claudio Prima ed il mandolino gentile ed esperto di Giuseppe De Trizio, resi vivi e croccanti dalla coproduzione di Pasquale Gennaccari,
esaltano le derive antiche del dialetto pugliese in brani al contempo teneri e virili quali Ferma Zitella e Pizzicarella. E c'è di che gioire anche perché, per essere un disco cosiddetto "etnico" - genere solitamente piuttosto angusto - Marie Merci è persino abbastanza variegato: ne sono esempi la ballata macedone Snoshti Minav Niz Kozhuv Pianina, qui riportata in una toccante versione a cappella, e la conclusiva Taramtella, che i tre affidano completamente (dimostrando coraggio ed
umiltà) al vibrafono caldo di Vito De Lorenzi. Il passo falso della raccolta pare essere invece Un Vestito Nuovo, unico episodio in cui i tre abbracciano l'italiano conformandosi allo stile involuto dei neomelodici (si sente persino l'eco derelitta di D'Alessio).

Però Marie Merci è un disco buono, molto buono, con soddisfacenti picchi qualitativi sparsi nelle tredici canzoni: i Tabulè evitano saggiamente le disgrazie dei dischi di genere, sanno intrattenere con semplicità e gusto e parlano una lingua antichissima senza edulcorarla con inutili retoriche.
E adesso, se volete scusarmi, raggiungerei quel bel paio d'occhi neri al di là del fuoco.

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